Gli alleati li battezzeranno "i diavoli verdi". E' in questo quadro temporale che sotto la pressione dei comandanti neozelandesi e il peso delle ingenti perdite subite viene deciso il bombardamento dell'Abbazia di Montecassino; essa è creduta, erroneamente, un punto di osservazione nemico ma soprattutto un obiettivo la cui conquista non può essere affidata alla sola fanteria. Alle 9:45 del 15 febbraio del 1944 l'antico Monastero, nel quale qualche giorno prima trovano rifugio circa un migliaio di civili, viene distrutto per mezzo di un apocalittico bombardamento aereo che in più ondate riversa sulle secolari mura centinaia di tonnellate di bombe. I tedeschi occupano immediatamente le rovine trasformandole in una fortezza inespugnabile. Vani sono i tentativi, poco determinati ed esigui, di conquistare il massiccio e la città. Un mese più tardi, il generale Bernard Freyberg, comandante del secondo Corpo Neozelandese, decide di sferrare un nuovo attacco e chiede che venga preceduto dal bombardamento della città di Cassino, al fine di neutralizzare le posizioni tedesche. Per tre ore e mezzo un carico di bombe pari circa al doppio di quello impiegato sul Monastero viene sganciato sull'antico abitato, ma ancora una volta, con estrema determinazione, i tedeschi reagiscono tempestivamente uscendo dai propri rifugi e prendendo posizione nelle loro postazioni. Le macerie e i profondi crateri causati dai violenti bombardamenti non permettono l'uso dei mezzi corazzati, si è quindi costretti a conquistare, metro dopo metro, ciò che rimane di Cassino con il solo ausilio della fanteria. Vengono respinti sia gli attacchi alleati che dal castello di Rocca Janula puntano verso l'Abbazia, che quelli lanciati nella città dove i tedeschi costituiscono un piccolo ma coriaceo nucleo di resistenza che impedisce l'avanzata verso la via Casilina. Un ulteriore piano diversivo che prevede l'utilizzo di un contingente corazzato e per il quale viene addirittura costruita in gran segreto una strada tra le montagne che si trovano a nord-est dell'Abbazia di Montecassino - la Cavendish Road - fallisce clamorosamente, anche e soprattutto per il mancato supporto della fanteria. In un primo momento i tedeschi vengono presi di sorpresa ma immediatamente e con decisione riescono a contenere lo slancio corazzato verso il Monastero; anche questa opportunità viene sprecata. Nonostante alla fine di marzo circa due terzi della città di Cassino siano in mano alleata, non si riesce ancora ad avanzare; dopo dieci giorni di combattimenti le operazioni vengono interrotte e si passa quasi del tutto ad una guerra di posizione che dura fino alla prima decade di maggio. L'undici di maggio, in seguito ad una capillare riorganizzazione delle forze alleate in campo, viene sferrato un micidiale bombardamento d'artiglieria su larga scala che dalle montagne a nord di Cassino arriva fino al Mar Tirreno. Per la prima volta dall'inizio della Campagna d'Italia è finalmente possibile lanciare un'offensiva usufruendo dello spiegamento di grandi formazioni. Il Corpo di Spedizione Francese attacca sui Monti Aurunci, il cardine meridionale del sistema difensivo tedesco nella Valle del Liri e riesce ad infrangere la Linea Gustav. In questo frangente fanno il loro ingresso i polacchi che a Montecassino, seguendo le direttrici di attacco che a gennaio e febbraio avevano usato i loro predecessori, tentano di espugnare le posizioni nemiche. E' purtroppo l'inizio di una inimmaginabile carneficina che ha fine solo con il ritiro delle forze tedesche tra il 17 e il 18 di maggio dal massiccio di Montecassino e che permette ai provati soldati polacchi di occupare le rovine del Monastero, mentre a valle altre forze alleate avanzano verso nord. Qualche giorno dopo anche le fortificazioni della seconda linea difensiva, la Linea Hitler, vengono espugnate e la sera del 4 di giugno alcuni elementi alleati entrano a Roma.